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Le beatitudini di Gesù: guida alla felicità

Un testo famoso che introduce il più ampio e altrettanto famoso “sermone sul monte”, il lungo discorso che Gesù pronunciò all’inizio del Suo ministerio. Un brano che racchiude il segreto per una vita davvero felice. Possiamo leggerlo nel capitolo 5 del vangelo di Matteo (versetti 1 a 12) e, in forma più breve, in quello di Luca (6, versetti 20 a 26).

Gesù si rivolge ai Suoi discepoli, che vuole istruire e formare, ma anche a una folla che, è scritto alla fine del sermone, resta stupita dai Suoi insegnamenti (cfr. Matteo 7:28). Il Suo discorso, in effetti, è bellissimo. Egli saprà però dimostrare, nei tre anni di ministerio terreno, di non essere soltanto un abile oratore, ma metterà in pratica, nella vita quotidiana, ogni Sua parola.

Insegnamenti di Gesù: le prime beatitudini

Divideremo le prime otto beatitudini in due gruppi di quattro. Qualche studioso riscontra in essi degli elementi comuni: noi non approfondiremo questo aspetto, un po’ complesso, ma useremo questa classificazione per alleggerire la lettura. Analizzando le varie beatitudini noteremo come siano costituite da una prima parte, che definisce “i beati”, e una seconda, che contiene una promessa; entrambe possono essere quasi sempre interpretate da due punti di vista: uno terreno, materiale, e uno che riguarda la vita con Dio, e la vita eterna.

Beati i poveri in spirito, perché di loro è il regno dei cieli” (Matteo5:3). Gesù sceglie di iniziare dalla povertà di spirito perché essa rappresenta la condizione necessaria per avere le caratteristiche elencate nelle beatitudini successive. Essere poveri in spirito non vuol dire essere vili, gretti. I poveri in spirito sono umili, semplici, stimano gli altri più di se stessi. Sono coloro che comprendono il bisogno di dipendere da Dio, sanno che da soli non possono essere salvati. Gesù afferma che il regno dei cieli è loro, al presente, è una conquista immediata, un regalo che si assapora già sulla Terra, perché la pace e la gioia di Dio riempiono i cuori di chi si affida a Lui nonostante le difficoltà di ogni giorno.

Beati quelli che sono afflitti, perché saranno consolati” (Matteo 5:4). Afflitti sono coloro che, un po’ come nella prima beatitudine, si riconoscono peccatori e umiliano il loro cuore davanti a Dio. Sono, nello stesso tempo, quelli che sanno immedesimarsi nelle sofferenze altrui. Possiamo interpretare questo versetto anche in senso strettamente letterale: Gesù proclama beati coloro che soffrono. Un paradosso, in apparenza, ma Egli si riferisce a dei credenti: sono beati perché nei momenti di difficoltà, che inevitabilmente arrivano per tutti, gustano la possibilità di essere consolati da Dio stesso!

Beati i mansueti, perché erediteranno la terra” (Matteo 5:5). Troviamo le stesse parole anche nel Salmo 37, versetto 11: “Ma gli umili erediteranno la terra e godranno di una gran pace”. Beati i mansueti, come fu Gesù stesso, che mentre andava a morire per l’umanità sembrava un mite agnello (cfr. Isaia 53:7). Beati coloro che cercare di evitare le liti, che non sono impulsivi ma pazienti. Il mansueto non è un inetto, un apatico. Non è distratto, noncurante delle cose che gli avvengono attorno, piuttosto sa affrontarle. È una persona che ha inoltre una grande fede perché non reagisce sapendo che Dio ha tutto sotto il suo controllo. I mansueti erediteranno la terra. Gesù parla della terra promessa, del Cielo, ma secondo alcuni fa anche una promessa di benessere terreno perché chi è mansueto non diventa necessariamente ricco ma sicuramente riesce a vivere meglio, più serenamente.

Beati quelli che sono affamati e assetati di giustizia, perché saranno saziati” (Matteo 5:6). Anche in questo caso possiamo interpretare in due modi: Gesù proclama beati coloro che sono difensori del vero, che procacciano la giustizia sulla Terra ma anche, e soprattutto, la giustizia divina, e Dio stesso, perché solo in Lui saranno veramente saziati.

Le beatitudini, seconda parte

Beati i misericordiosi, perché a loro misericordia sarà fatta” (Matteo 5:7). Beati sono coloro che si preoccupano del prossimo, che esercitano la misericordia e il perdono. Questa beatitudine fa pensare a Gesù quando, sulla croce, invece di maledire chi lo stava uccidendo disse al Padre: “perdona loro, perché non sanno quello che fanno” (Luca 23:34). La misericordia, l’amore fanno parte della natura stessa di Dio: “Egli non serba la sua ira per sempre, perché si compiace di usare misericordia” (Michea 7:18).

Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio” (Matteo 5:8). I puri di cuore sono coloro che cercano Dio, che desiderano fare la Sua volontà, piacerGli, e che di riflesso instaurano rapporti trasparenti e autentici anche con gli uomini. A questi uomini Gesù fa la promessa più bella: vedere Dio! È una promessa che corre dritta al sodo, che mette in secondo piano l’idea di un regno futuro di felicità evidenziando come la cosa più bella della vita eterna sia la possibilità di vedere Dio faccia a faccia! Questa beatitudine ricorda un versetto del Salmo 24 che recita: Chi salirà al monte del SIGNORE? Chi potrà stare nel suo luogo santo? L’uomo innocente di mani e puro di cuore, che non eleva l’animo a vanità e non giura con il proposito di ingannare” (versetti 3 e 4).

Beati quelli che si adoperano per la pace, perché saranno chiamati figli di Dio” (Matteo 5:9). In questo caso Gesù si riferisce sì alle persone che vivono in pace col prossimo e si adoperano affinché lo facciano anche gli altri ma nello stesso tempo, e soprattutto, a chi si impegna a far conoscere l’Evangelo perché soltanto stando in comunione con Dio si può trovare una pace vera, profonda, infinita.

Beati i perseguitati per motivo di giustizia, perché di loro è il regno dei cieli” (Matteo 5:.10). Di nuovo, un duplice significato: beate quelle persone che non restano inerti a guardare quando vengono compiute delle ingiustizie, anche a costo di pagarne brutte conseguenze, ma soprattutto beato chi è perseguitato a causa della fede in Dio. Gesù probabilmente fa riferimento alla fede nel Dio di Israele, il Dio che la folle conosce, ma nel versetto successivo, come vedremo nel prossimo paragrafo, amplia questo concetto rendendolo universale.

La felicità secondo Gesù

Siamo abituati alla competizione, a cercare appagamento nelle cose terrene, a inseguire a tutti i costi la nostra gratificazione personale. Quando qualcuno è ricco, famoso, ha successo, noi lo definiamo “beato”. Gesù si discosta da questa logica considerando beate quelle persone che pensano più agli altri che a se stesse, che si adoperano per la pace e la giustizia, e che a molti potrebbero sembrare dei perdenti.

Il Suo discorso può sembrare senza senso. Egli si rivela completamente diverso da tutti i rivoluzionari che tante volte le folle avevano ascoltato. È vero, la storia ci racconta di come ci siano stati tanti uomini che hanno portato avanti ideali che erano simili a quelli di Gesù, ma certamente non uguali perché Egli era, ed è, il Figlio di Dio, l’unico che può promettere agli uomini la vita eterna.

Beati voi, quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno contro di voi ogni sorta di male per causa mia. Rallegratevi e giubilate, perché il vostro premio è grande nei cieli; poiché così hanno perseguitato i profeti che sono stati prima di voi” (Matteo 5:11-12).

Si conclude così questo testo. È bello notare come, se nelle altre beatitudini Gesù aveva diverse volte fatto riferimento a Dio, adesso si rivela, nomina se stesso, e si rivolge direttamente alla Sua Chiesa, anticipando il fatto che sarebbe stata perseguitata. Ancora oggi, in diverse parti del mondo, tante persone vengono oppresse a causa della fede in Cristo. Se sei un credente ricordati di pregare per loro chiedendo a Dio di rafforzarle affinché possano sentire la Sua pace in mezzo alle difficoltà che affrontano quotidianamente.  Impegnati, inoltre, a diffondere il messaggio dell’Evangelo non dando per scontata la libertà di cui godi.

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