Ciao, mi chiamo Enza e posso dire che Dio è stato la mia salvezza.
Fin da piccola sono cresciuta sentendo gli insegnamenti cristiani sia perché frequentavo una scuola cattolica, sia perché andavo in chiesa ogni domenica mattina ed alle feste comandate e pensavo fosse sufficiente.
Sono sempre stata una persona diligente ed obbediente anche nel rispettare quello che io definivo “i miei doveri di buona cristiana”. Pensavo che la mia vita fosse perfetta e che io fossi corretta e giusta davanti agli altri ed anche davanti a Dio. Sapevo che non facevo niente di male, ma questo non voleva dire che automaticamente facessi il bene! Vivevo una vita incentrata sulla mia idea di giustizia e di verità, incentrata su me stessa ed un po’ egoista.
Il primo anno di università una mia cara amica mi chiese di fare con lei del volontariato presso l’Unicef di Pavia, dove conobbi un ragazzo evangelico molto simpatico. Durante una festa ebbi l’opportunità di approfondire l’amicizia con lui, parlando della nostra vita, mi raccontò che lui credeva in Dio e che Dio era al primo posto nella sua vita. Da quel momento iniziammo a frequentarci seriamente ed effettivamente mi piaceva stare con lui perché era diverso, aveva qualche cosa in più degli altri e a poco a poco capii dai suoi discorsi che la marcia in più che aveva era il credere in un Dio vivente. Mi invitava a pregare con lui, a leggere la Bibbia ed a conoscere Dio personalmente. Inizialmente mi piaceva ascoltarlo, con il tempo la nostra amicizia diventò qualcosa di più importante e questo ragazzo mi invitò a fare una scelta più decisa per Dio. Anche se mi rendevo conto che Dio mi parlava, non riuscivo a lasciare le mie convinzioni ed abitudini, legate ad una fede formale e non attiva; paradossalmente proprio Dio stava diventando un ostacolo tra me e quello che nel frattempo era diventato il mio ragazzo. Io, però, arrivavo sempre al secondo posto e ovviamente non potevo farci niente, quindi anche il solo sentite parlare di Dio mi infastidiva.
Dopo un periodo difficile, con problemi in famiglia, negli studi e non ultimi con lui (il mio ragazzo), mi propose di fare un viaggio in Inghilterra di una settimana presso una scuola biblica vicino Londra. Mi allettava molto l’idea di andare a Londra, ma molto meno il contesto evangelico; alla fine l’idea di passare del tempo lontano da Pavia mi piaceva e decisi di partire.
Appena arrivata, il posto molto semplice e spartano non mi piaceva, come pure le persone. Non mi piaceva proprio stare li e non vedevo l’ora di andare via. Ma grazie a Dio, una mattina assistendo ad un mimo iniziai a riflettere su me stessa. Il mimo rappresentava la vita di giovani che vivevano una vita con Gesù, gioiosi, pieni di speranza, allegri, e quelli che invece vivevano senza di Lui che erano l’esatto opposto, sempre tristi, preoccupati, tesi e nervosi. Tutto questo, per quanto semplice mi colpì molto. Capivo che io vivevo una vita senza speranza, senza amore, in balia delle mie convinzioni e delle mie paure che mi tenevano incatenata. Anche se dicevo di essere una cristiana ero ben lontana dall’esserlo. Ero molto confusa e combattuta e alla fine con il mio ragazzo decidemmo che non potevamo andare avanti così e che al rientro in Italia ci saremmo lasciati.
Nell’ultima sera del campeggio era previsto un culto di lode presieduto dagli studenti della scuola biblica che ci ospitava. La Parola che fu portata citava un versetto di 1 Giovanni 4:18 che dice: «nell’amore non c’è paura; anzi l’amore perfetto caccia via la paura, perché chi ha paura teme un castigo. Quindi chi ha paura non è perfetto nell’amore». Anche in questo caso Dio stava parlando proprio a me e mi invitava ad amarlo senza timore e ad affidare la mia vita completamente a Lui. Alla fine di quel bellissimo culto venne fatto un appello ed io andai avanti e feci una semplice preghiera: “Dio perdona i miei peccati, grazie Signore perché sei morto per me! Grazie perché mi ami!”. Ecco, ero riuscita per la prima volta ad aprire il mio cuore a Dio e tutti i miei dubbi e le mie paure sembravano svanire. Mi sentivo libera, una persona nuova!
E’ difficile spiegarlo a parole, ma posso dire che oltre alla gioia, avevo realizzato quello che mi era stato tante volte ripetuto e cioè che Dio è vivente, che nessuno è giusto davanti a Lui ed io come tutti, avevo bisogno di trovare e provare il suo amore per capirlo. Credere in Dio va oltre le formalità religiose, è sentire che puoi creare una relazione intima e personale con Lui. AmarLo e seguirLo non significa seguire dei precetti imposti o dei doveri, ma sentire il desiderio di fare la sua volontà.
Chi trova Dio, trova un tesoro, un amico per sempre!
Dopo questa vacanza, avevo cambiato le mie priorità: primo posto Dio e poi il mio ragazzo che col tempo è diventato mio marito ed abbiamo formato una bella famiglia. Certo, il mio rapporto con Dio è cambiato ed è diventato più profondo perché ho imparato a coltivare questa mia amicizia con Lui, pregando, leggendo la sua Parola, fidandomi della sua guida e del suo amore perfetto.
Ancora oggi, dopo venticinque anni, posso dire che non ho scelto di credere in una religione ma in un Dio vivente che va oltre le convinzioni e che vuole che tutti lo conoscano.
Dio ci benedica!