Mi chiamo Tanya, sono una giovane di 26 anni nata a San Cataldo, un paese del centro Sicilia. È una gioia poter condividere la mia storia, l’opera che Dio ha compiuto fin dalla mia tenerissima età. Sono nata e cresciuta in una famiglia di sani principi, in particolare mia madre fin dalla mia infanzia cercava di trasmettermi l’amore di Dio, di farmi conoscere Colui che aveva dato un senso alla sua vita in seguito a un lutto importante, ovvero la morte della sorella. Mi era stato parlato di un Dio vivente, un Dio che mi amava, che era morto per i miei peccati e aveva dato la Sua vita su quella croce, affinché io potessi avere vita eterna, ma tutte queste realtà rimasero delle teorie, fin quando non ebbi un incontro personale con Gesù. Era una mia buona abitudine frequentare la chiesa, le varie riunioni organizzate per ragazzi, ero abituata ad ascoltare il messaggio della Parola di Dio e in diverse occasioni iniziai a sentire la Sua dolce presenza. Nonostante fossi piccola, capivo che Dio parlava al mio cuore e che voleva salvare e custodire la mia vita. Cosi all’età di 12/13 anni, nacque in me il desiderio di voler conoscere Gesù più a fondo e per poterlo fare mi dissero che avrei dovuto leggere la Bibbia, la Sua Parola. Fu proprio da quel momento che iniziò il mio cammino con Dio. Giorno dopo giorno nella mia camera la Sua Parola stava trasformando il mio cuore, i miei pensieri, i miei sentimenti; desideravo piacerGli e fare la Sua volontà. Scoprii quanto bisognosa fossi di essere perdonata da Gesù, nonostante non avessi fatto chissà quali “grossi” peccati. Iniziai a parlare con Dio ad aprirGli il mio cuore e Lui entrò nella mia vita donandomi la Sua pace, il Suo perdono, la Sua gioia, il Suo amore e uno scopo alla mia esistenza. Dissi semplicemente di sì e Lui divenne il mio Signore.
Gli anni passavano, io crescevo e cominciai a servire Dio nella mia chiesa; lo feci in semplicità attraverso il canto e la cura dei bambini, ma un giorno qualcosa cambiò improvvisamente la mia vita. All’età di 20 anni iniziai ad avvertire una particolare stanchezza accompagnata dalla comparsa di lividi in tutto il corpo. Mi recai in ospedale per fare un semplice controllo ma mi ricoverarono d’urgenza, facendo una prima trasfusione e iniziando una serie di accertamenti. Notai la preoccupazione nel volto dei medici e questo mi preoccupò, infatti, in pochi giorni mi diagnosticarono una malattia rara chiamata: aplasia midollare severa.
In altre parole il midollo osseo aveva perso la sua funzionalità, aveva smesso quindi di produrre piastrine, globuli rossi e bianchi. Pian piano il mio corpo sembrava si stesse spengendo, vivere la quotidianità era diventata un problema; una semplice passeggiata, salire scale, curare la mia stessa igiene personale era diventata “un’impresa”. I miei genitori mi assistevano in tutto.
I medici mi dissero che non esistevano molte cure, l’unica cosa che si sarebbe potuta fare era un trapianto midollare.
I miei genitori allora decisero di partire per Pavia, perché avevano saputo di uno dei centri ematologici più importanti. Iniziò così un lungo periodo difficile, ma allo stesso tempo il più benedetto di tutta la mia giovane vita. Una volta arrivati a Pavia mi confermarono tutto quello che mi era stato detto prima. In tutto questo avevo la certezza che Dio era al mio fianco, che mi avrebbe accompagnato in ogni cosa, ma non pensavo potesse fare un miracolo sul mio corpo. Come primo tentativo i medici provarono sostenere degli esami a mia sorella sperando nella sua compatibilità midollare, ma così non fu. Provarono allora a inserirmi in un registro internazionale, ma non si trovava un donatore compatibile. Una sera mentre ero ricoverata e stavo perdendo tanto sangue, tipico della mia patologia, qualcosa cambiò dentro di me, era come se mi stessi svegliando e stessi prendendo coscienza della mia reale condizione. Per la prima volta comincia a chiedere a Dio un miracolo.
Ringrazio Dio perché, nonostante la malattia mi isolasse dal resto del mondo perché ogni contatto poteva essere pericoloso, allo stesso tempo mi permise di appartarmi con Lui. Per sei mesi abbiamo vissuto in una piccola casa a Zeccone (PV) e in quella casa, una stanza divenne il mio campo di battaglia, perché cominciai a lottare in preghiera, a gridare a Dio con tutta me stessa; lì scoprii la bellezza di lodare Dio durante la prova. Mentre pregavo, Lo lodavo e lasciavo i miei pesi ai Suoi piedi, Lui mi benediceva. Non potrò mai dimenticare i momenti meravigliosi alla Sua presenza!
Avevo già conosciuto Dio, ma in quell’occasione sembrava Lo stessi toccando con mano! In quella cameretta Dio iniziò a farmi delle promesse, iniziai a dipendere solo dalle parole di Gesù. Le Sue parole erano di speranza e di guarigione. Lui mi avrebbe guarita, secondo Esodo 15:26: «perché io sono il Signore, colui che ti guarisce».
Intanto il tempo passava senza che si trovasse ancora nessun donatore, i medici più volte pensarono di ricoverarmi per iniziare una cura in attesa del trapianto, ma tutte le volte qualcosa glielo impediva. Sembrava quasi che Dio mi portasse in ospedale solo per dare una parola di speranza ai miei compagni di stanza, per pregare per loro e parlare di Gesù. In tutta questa confusione dei medici Dio aveva chiarezza su tutto, Lui stava iniziando a operare. Durante quest’attesa e forse perdita di tempo secondo i medici, Gesù stava operando!
Il mio corpo giorno dopo giorno stava prendendo vigore, pian piano miglioravo e durante i controlli di routine necessitavo sempre meno di trasfusioni. Il midollo stava tornando a funzionare. Questo mi rallegrò, ma per i medici non fu sufficiente e rimasero nella loro idea di voler cominciare la cura.
Una mattina mi recai in ospedale come di consueto, sembrava fosse tutto chiaro mi sta- vano aspettando per assegnarmi una stanza e iniziare la cura. Quel giorno il mio cuore tremò, andai in confusione, ma da lì a poco vidi come Gesù stava trasformando i loro propositi. Il medico mi chiese di attendere e in quell’attesa di circa 40 minuti piansi tanto, ma continuai a pregare e a credere. Dissi semplicemente: “Signore voglio continuare ancora a credere che tu possa cambiare tutto”.
Quel medico ritornò dopo una riunione non programmata e mi disse una frase che non dimenticherò mai: “Tanya, da medico non credo al miracolo, ma oggi voglio togliermi il camice e crederci insieme a te”.
Mi fecero tornare a casa nel mio paese. Loro non comprendevano che Gesù stava guidando le loro scelte e i loro passi. Dio fu fedele e mantenne la Sua promessa, continuò a operare fin quando il midollo prese vita. Gesù mi aveva guarita! Adesso il miracolo di Dio era evidente agli occhi di tutti, anche dei medici.
In tutto questo percorso ringrazio Dio perché mi ha donato mio marito, allora eravamo fidanzati solo da qualche settimana. Credette e sperò ogni cosa insieme a me, anche quando il mio futuro venne compromesso, in quei mesi condividemmo tutto insieme.
Voglio solo raccontarvi un piccolo episodio. Durante la malattia i dottori mi dissero che per il 90% il trapianto avrebbe causato sterilità. La notizia mi rattristò molto, tant’è che decisi di intraprendere la conservazione degli ovuli. Anche se questo comportava un intervento, che alle mie condizioni poteva essere più rischioso, iniziai una cura di preparazione, ma poco prima di farlo ebbi come un turbamento: stavo pregando per il miracolo, ma ci stavo credendo per davvero? Allora insieme al mio fidanzato in quell’occasione, seppure in posti diversi, ci accordammo in preghiera attendendo una risposta dall’alto. Il Signore non mancò con la Sua Parola, rinnovando le sue promesse di guarigione e invitandoci a credere che Lui ci avrebbe donato anche dei figli. Decisi di interrompere ogni cosa e di affidarmi completamente a Lui. Oggi sono madre di un bellissimo bambino e conduco una vita tranquilla insieme alla mia famiglia.
Dio si è usato di una malattia per adempiere il Suo piano perfetto per noi, infatti oggi a distanza di anni mi ritrovo a vivere a Pavia insieme a mio marito e mio figlio e con la famiglia spirituale che Dio ci ha dato grazie di conoscere nell’afflizione.
Servo Dio con un nuovo midollo dato dal donatore per eccellenza: Cristo Gesù.
Salmo 118:17 «Io non morirò, anzi vivrò e racconterò le opere del Signore».
Tanya