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Dio diede un figlio ad Abramo

Un breve ma avvincente ritratto della vicenda di Abramo lo troviamo nella lettera che l’apostolo Paolo scrisse ai Romani: “Egli, sperando contro speranza, credette, per diventare padre di molte nazioni, secondo quello che gli era stato detto […] egli vide che il suo corpo era svigorito (aveva quasi cent’anni) e che Sara non era più in grado di essere madre; però, davanti alla promessa di Dio non vacillò per incredulità, ma fu fortificato nella fede e diede gloria a Dio, pienamente convinto che quanto egli ha promesso, è anche in grado di compierlo” (epistola ai Romani, 4:18-21).

Contro speranza

Ci sono tante espressioni che siamo soliti usare e poi scopriamo siano di autori famosi. Parole di Shakespeare, per fare solo un esempio, permeano tutte le nostre chiacchiere ma anche la Bibbia, in questo senso, non scherza, e a volte non ne abbiamo idea. “Sperare contro speranza”. Chissà quante volte abbiamo pronunciato questa frase che regala un’immagine così bella. Andare avanti contro le circostanze, come su una barca in tempesta, coi venti avversi, e le correnti pure, e non mollare. Credere. Questo è quello che Abramo fece. Sin dall’inizio. Abbandonò il suo paese d’origine, su richiesta di Dio, per dirigersi verso un destino ignoto. “Per fede Abraamo, quando fu chiamato, ubbidì, per andarsene in un luogo che egli doveva ricevere in eredità; e partì senza sapere dove andava” (Ebrei 11:8).

Dio regalò ad Abramo la promessa di un figlio, e non un figlio qualunque, che avrebbe regalato gioia soltanto a lui e alla moglie. Dal figlio di Abramo sarebbe venuto fuori il Salvatore di tutto il mondo, Gesù.

Sperare contro speranza. È un concetto confortante. Abramo credette alle parole di Dio ma, con l’avanzare dell’età, corse anche il rischio di coprirsi di ridicolo. Come Noè, mentre costruiva un’arca monumentale nel bel mezzo di una montagna, ma poi la pioggia arrivò. Come Elia, che invocò fuoco dal cielo, ma poi fuoco venne. Come Mosè, che alzò un bastone davanti al mare che gli bloccava il passaggio, ma poi vide le acque dividersi (cfr. Genesi 6, primo libro dei Re 18, Esodo 14).

Personaggi apparentemente folli così come, per molti, anche oggi, la croce di Gesù è considerata pazzia. “Poiché la predicazione della croce è pazzia per quelli che periscono, ma per noi, che veniamo salvati, è la potenza di Dio” (prima lettera ai Corinzi, 1:18) -. Eppure, come quegli uomini videro opere meravigliose, chi crede in Gesù e nella Sua croce può ricevere il miracolo più grande, quello della Salvezza e godere della Sua meravigliosa presenza!

Una fede che viene alimentata

Dio stesso, e non un uomo, aveva promesso un figlio ad Abramo. Una cosa entusiasmante! Ma che non si realizzò in tempi brevi. Il figlio non arrivava. Abramo aveva in mano una promessa, ma anche una certa età, e umanamente sua moglie Sara non poteva più avere figli.

A volte, quando citiamo Abramo come un grande esempio di fede, sembra quasi che egli abbia saputo sempre, imperterrito, sperare nell’impossibile, senza dubbi, senza domande. In realtà non andò così. Abramo era un uomo come noi. Anche la sua vita fu caratterizzata da momenti di incertezza. Prese delle iniziative, e fece degli sbagli. Ebbe un figlio da una serva, cominciò a credere fosse quello il suo erede legittimo. Mise dei limiti a Dio. Mentre aveva la sensazione di non vedere realizzate le promesse provò “ad aiutare Dio”.

Durante una chiacchierata a tu per tu con Dio, Abramo parla di Ismaele come il figlio della promessa. “«Tu non mi hai dato discendenza; ecco, uno schiavo nato in casa mia sarà mio erede». Allora la parola del SIGNORE gli fu rivolta, dicendo: «Questi non sarà tuo erede; ma colui che nascerà da te sarà tuo erede»”. (Genesi 15:3-4). Puntualmente il Signore incoraggia e replica che no, non sarà Ismaele, ma un altro da considerare il figlio primogenito di Abramo, l’erede legittimo.

La fede di Abramo non fu dunque innata, e sempre costante. La fede va incoraggiata. Soprattutto nei momenti particolari, difficili, e di attesa, che spesso si rivelano quelli peggiori. La fede va alimentata. Dalle promesse del Signore, dalla Sua Parola. La Bibbia stessa dice che la fede viene dall’udire la Parola di Dio (cfr. Romani 10:17).

Un glorioso lieto fine

Dio non ha bisogno di uomini e donne perfetti che poi premia con le Sue promesse. Altrimenti non avrebbe mandato Suo Figlio a morire per espiare il peccato dell’umanità.

Quando alcuni angeli vanno a trovare Abramo (cfr. Genesi 18) e fanno cenno alla gravidanza di Sara questa, dalla sua tenda, li sente e ride in cuor suo. Uno di loro se ne accorge. Lo fa notare. Sara lo nega ma lui ripete “invece hai riso” (Genesi 18:15). Dio ha pietà di questa donna e dei suoi dubbi umanamente leciti. Dio incoraggia anche la sua fede, infatti possiamo leggere che: “Per fede anche Sara, benché fuori età, ricevette forza per concepire, perché ritenne fedele colui che aveva fatto la promessa (Ebrei 11:11). Qualche volta forse giudichiamo negativamente Sara ma chissà cosa avremmo fatto noi al suo posto. Dio la perdona, e la onora.

Un giorno… accade: Dio diede un figlio ad Abramo. Una conferma del fatto che Egli ha potere di fare ciò che vuole e stravolgere le regole della natura che Egli stesso ha costituito. Dio può far partorire una donna in menopausa, mandare fuoco dal cielo e aprire il mare. La nascita di Isacco figlio di Abramo rappresenta uno dei momenti cruciali nella storia del mondo, l’inizio di una grande discendenza, santa e benedetta.

Perciò da una sola persona, e già svigorita, è nata una discendenza numerosa come le stelle del cielo, come la sabbia lungo la riva del mare che non si può contare” (epistola agli Ebrei, 11:12).

Anche tu sei erede di quella promessa! Se credi con fede, in quella promessa fatta ad Abramo, in quelle stelle numerose come la sabbia del mare c’è anche il tuo nome!

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