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Le tentazioni di Gesù

Sottomettetevi dunque a Dio; ma resistete al diavolo, ed egli fuggirà da voi” (Giacomo4:7).

Sfogliamo pochissime, forse appena due pagine della Bibbia e troviamo Satana intento a tentare Eva, e di conseguenza Adamo, ed ecco cambiare le sorti del mondo (cfr. Genesi 3). Facciamo lo stesso con il Nuovo Testamento e quasi, subito, di nuovo, il diavolo, che si presenta a Gesù. Con risultati, però, molto differenti (cfr. Ebrei 4:15). Gesù non cede alla tentazione, porterà avanti il Suo ministerio terreno e ciò gli consentirà di morire in croce e riparare a quell’antico errore.

 

Prima tentazione di Gesù

Nel deserto, Gesù si sta preparando al Suo ministerio. E il diavolo Gli si avvicina. Così come spesso fa con l’uomo, e soprattutto con i credenti: sebbene i suoi attacchi siano frequenti è soprattutto nel deserto, nei periodi più difficili della vita, nei più complicati, aridi e stancanti, che viene a disturbare. Se da un lato momenti di solitudine e difficoltà possono avvicinare a Dio dall’altro, spesso, nel nostro deserto, arriva il diavolo.

E il tentatore, avvicinatosi, gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, ordina che queste pietre diventino pani»” (Matteo 4: 3). Gesù aveva digiunato quaranta giorni e quaranta notti ed era affamato. Il diavolo volle approfittarne. La prima tentazione è di carattere estremamente pratico, materiale. Egli propose di compiere un gesto lecito, che non sembra nemmeno così strano, e in quel momento pareva lecito. In realtà era una sfida che voleva far leva sull’umanità di Gesù, quel “se tu sei” era una chiara provocazione. Satana sapeva benissimo che Colui che aveva davanti era in grado di trasformare le pietre in pane. In seguito, infatti, avrebbe compiuto spesso delle opere legate al cibo: il Suo primo miracolo consistette nel mutare l’acqua in vino e i Vangeli riportano due moltiplicazioni di pani e pesci. L’obiettivo della tentazione era chiaro: “metti in mostra te stesso, fai subito qualcosa visto che nessuno sta provvedendo per te. Agisci con i tuoi mezzi, fai un gesto prodigioso. Tu che sei uomo ma pensi anche di non esserlo, fai un giochetto con i tuoi poteri”. Un modo di fare ben lontano dal modo di fare che piace a Dio.

Inizia, allora, la sequenza dei “sta scritto”: per tre volte il diavolo tenterà Gesù e per tre volte Egli risponderà con la Parola di Dio. “Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di pane soltanto vivrà l’uomo, ma di ogni parola che proviene dalla bocca di Dio”»” (Matteo 4:4). Una risposta netta, che non ammette repliche.

Già dalla prima tentazione Gesù ci insegna a resistere al diavolo e farlo per mezzo della Parola di Dio. Stiamo attenti ai “se tu sei” del nemico, prestiamo attenzione a quei suggerimenti che ci possono apparire come leciti ma in realtà sono subdoli e pericolosi.

 

Seconda tentazione di Gesù

Allora il diavolo lo portò con sé nella città santa, lo pose sul pinnacolo del tempio, e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù; poiché sta scritto: “Egli darà ordini ai suoi angeli a tuo riguardo, ed essi ti porteranno sulle loro mani, perché tu non urti con il piede contro una pietra”»” (Matteo 4:5-6).

Satana porta Gesù sul tempio. Uno dopo l’altro, ci sono diversi aspetti del suo modo di fare, in questi pochi versetti, da sottolineare. Intanto il fatto che, anche in un contesto religioso, possiamo essere tentati: non sarà certo un edificio a ripararci dai suoi attacchi. Poi, di nuovo, torna l’espressione “se tu sei figlio”, di nuovo il diavolo fa leva su questo aspetto, anche se propone stavolta una cosa meno “urgente” da fare, ma forse più provocatoria. Gesù verrà tentato in questa maniera anche mentre era sulla croce: “Quelli che passavano lì vicino lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Eh, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso e scendi giù dalla croce!» Allo stesso modo anche i capi dei sacerdoti con gli scribi, beffandosi, dicevano l’uno all’altro: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso. Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce, affinché vediamo e crediamo!»” (Marco 15:29-32).

Inoltre – questa cosa fa un po’ rabbrividire -, in questo suo tentativo di tentare Gesù il diavolo salta fuori con la citazione di alcuni versetti della Sacra Scrittura, che egli conosce benissimo, e meglio di tanti uomini che dicono di credere in Dio!

Gesù ribatte, di nuovo, con un versetto: “gli rispose: «È altresì scritto: “Non tentare il Signore Dio tuo”»” (Matteo 4: 7). Ci piace il suo carattere, la fermezza. Ci piace mentre pronuncia, deciso, “è altresì scritto”. La richiesta di Satana era di compiere un gesto senza senso, la soddisfazione di un capriccio, un atto di vanità.

Il versetto citato dal diavolo, nel Salmo 91, contiene davvero una promessa di soccorso da parte di Dio ma è chiaramente riferita a chi fa la Sua volontà e non a chi Lo tenta. Satana è molto bravo a usare la Bibbia estrapolandone dei passaggi dal loro contesto, perciò è importante conoscerla bene e non farsi ingannare. La storia dell’umanità insegna come spesso cattive interpretazioni della Parola di Dio, teorie maturate in cattiva fede hanno portato tanti uomini a fare cose abominevoli.

 

Terza tentazione di Gesù

Le tentazioni di Gesù nel deserto non finiscono. Il diavolo torna per la terza volta. Non molla. Non si arrende – ci avrebbe provato anche nel Getsemani, cfr. Matteo 26:36-46 -.

Di nuovo il diavolo lo portò con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria, dicendogli: «Tutte queste cose ti darò, se tu ti prostri e mi adori» (Matteo 4:8-10). Fra tutte le cose che aveva chiesto a Gesù questa è la peggiore, la cosa più assurda, terribile, e fa venire fuori la vera natura di Satana, la sua ambizione da sempre, essere adorato, che forse prima in parte aveva camuffato. A proposito di questo passo spesso si è soliti osservare che la frase del diavolo era illogica perché le cose che stava mostrando a Gesù non erano in suo possesso. È vero, ma è vero pure che il mondo gli è assoggettato da tempo e Dio glielo concede.

Fare una promessa in cambio di qualcosa che sembra migliore, e che in realtà non lo è, è tipico del modo di fare del nemico. Inoltre, in un certo senso, è come se egli invitasse Gesù ad affrettare le cose. Pienamente consapevole di essere davanti al Re dei re, sapeva anche che Gesù era venuto per essere servo, e non per regnare. Voleva proporgli una scorciatoia che non prevedeva di passare dalla croce.

È l’ultima tentazione: Gesù lo sgrida e lo chiama per nome. “«Vattene, Satana, poiché sta scritto: “Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi il culto”». Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli si avvicinarono a lui e lo servivano” Matteo 4:10-11).

Gesù ci insegna a resistere alla tentazione attraverso la preghiera e la Parola di Dio.

“Siate sobri, vegliate; il vostro avversario, il diavolo, va attorno come un leone ruggente cercando chi possa divorare. Resistetegli stando fermi nella fede” (1Pietro 5:8-9).

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